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La nuova remunerazione della filiera del farmaco

Postato il 29 Ottobre 2012 · in News

Alla luce dell’assemblea che ci ha visto coinvolti lo scorso venerdi presso la sede di Federfarma Napoli, avente ad oggetto la nuova remunerazione in adozione dal primo gennaio 2013, il quadro che ne è emerso è quello di una categoria in grande apprensione per quelle che saranno gli effetti di tale accordo.

Analizzando e confrontando i due sistemi di remunerazione il vigente sistema percentuale è un metodo di remunerazione basato sul principio cardine della qualità del servizio prestato dal farmacista, tendente alla valorizzazione del prodotto venduto.  Una remunerazione basata su tali principi tende a favorire l’imprenditorialità, l’investment-risk e compensa i costi di obsolescenza e stoccaggio di magazzino. Tale modello in termini di professionalità incentiva gli aspetti relazionali spingendo verso la soddisfazione del cliente e delle proprie necessità, con maggiori vantaggi per i farmaci ad alto costo a discapito di un minore vantaggio per i farmaci off patent.

Con il nuovo sistema di remunerazione, ricalcato sul principio del fee-for-service, il farmacista vedrà corrispondersi una quota fissa per transazione corrispondente ad € 2,00 per ogni scatola di farmaco dispensata, indipendentemente dal valore del bene ceduto. In aggiunta alla quota fissa si aggiungeranno 0,10 € per la dispensazione di farmaci a brevetto scaduto, ed una quota pari al 3,30% del prezzo ex factory.

L’apprensione della categoria è legata soprattutto alle conseguenze in termini di profitto che questo accordo potrebbe generare. Un modello di questo tipo, basato sul principio del fee-for-service, è in totale disaccordo con la responsabilità sociale e professionale del farmacista. L’adozione di sistemi di gestione più efficienti e produttivi in un’ottica di massimizzare il numero delle transazioni minimizzando il il costo di ogni singola transazione comporterà delle scelte gestionali che saranno orientate a minimizzare soprattuto il costo logistico e del magazzino.

Non potendo tracciare un’analisi certa di quelli che potrebbero essere gli effetti, variabili da farmacia a farmacia, in ragione della loro localizzazione e del numero di farmaci dispensati, per evitare di ridurci a mere e riduttive valutazioni di stampo statistico poco utili a chi poi praticamente deve affrontare scelte di ordinaria gestione, possiamo rivolgere ai nostri clienti farmacisti l’invito a riflettere sulle nostre considerazioni.

La strategia vincente in un sistema basato su questo principio è quella di “scalare” minimizzando i costi al fine di marginalizzare al meglio la transazione. Alla farmacia non covnerrà più avere in magazzino farmaci ad alto costo e non si dovrà più ragionare in termini di qualità di fatturato bensì in termini di volume (numero di transazioni).  Affrontando proattivamente le problematiche che possono presentarsi con la nuova remunerazione  sarà possibile nel medio-lungo periodo preservare il fatturato nonostante la svalutazione dei farmaci off-patent, con però l’ovvia conseguenza che il sistema dovrà subire una contrazione degli investimenti imprenditoriali legati agli aspetti distributivi del farmaco su ricetta SSN.

Ad avere un maggior margine sarà dunque la farmacia urbana forte, localizzata in centri ben collegati, ed il grossista forte ben radicato sul territorio avente una logistica a costi contenuti. Le farmacie rurali nonostante la percentuale di extra-remunerazione previste nell’accordo saranno le prime ad essere svantaggiate, con le ovvie drastiche ricadute sul fatturato preludio di dolorosi tagli.