A seguito di una verifica igienico-sanitaria preso una farmacia, gli agenti del NAS dei Carabinieri hanno rinvenuto delle confezioni contenenti ciascuna 60/90 capsule di medicinale, da considerarsi preparato galenico magistrale, solo in parte etichettate. Il Pubblico Ministero ha disposto il sequestro delle preparazioni, in quanto prodotte e messe in commercio in assenza della prescritta autorizzazione A.I.F.A. o comunitaria.
Avverso tale provvedimento adottato dall’Autorità Giudiziaria il farmacista ha proposto ricorso per cassazione.
La difesa del sanitario ha sostenuto che le confezioni sequestrate dovevano essere considerate preparazioni galeniche magistrali, in quanto non rivolte alla pubblica vendita, ma destinate esclusivamente ai clienti di un medico specialista delle malattie del metabolismo.
I Giudici della Suprema Corte hanno chiarito che affinché si possa derogare alla normativa vigente in materia di medicinali per uso umano, la realizzazione delle preparazioni magistrali deve rispettare dei limiti precisi: la estemporaneità, in quanto deve essere preparata dal farmacista per una specifica occasione; la quantità, perché deve essere prodotta per unità; una garanzia sanitaria, nel senso che va fatta dietro presentazione di ricetta medica.
Nella farmacia non era stata rinvenuta alcuna ricetta che giustificasse la detenzione delle confezioni medicinali già pronte, evidenziando così un violazione legislativa.
La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso e condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali, oltre al versamento in favore della Cassa delle Ammende della somma di Euro 1.000,00.